quasi cenere e quasi ghiaccio
e sono quelle pieghe della luna
che passano fra le mani vuote
e confondono tracce su un letto
svuotato dei sogni
quota di sguincio il verso alla penombra
il mare dentro il suono di Kashmir
sopra le carreggiate dei mercati
vita d'Oriente con la stessa luna
mille di notte ad annaspare sogni
e mille di giorni a rincorrere
d'obliquo ogni parola
Ti passerò i tappeti in su la cima
dei letti saccheggiati
Tu piega la luna nel ripostiglio
come oro in foglia la metto a strati con la filigrana
e se sarà impazienza di notti senza gobbe
l’appenderò all’ultima parola dei titoli di coda
coniamo le nuove pagine pazienti
e riprendiamoci la testa di quei titoli
se il baldacchino si apre di veli
o se nel corno si mutano parole
Sia alba stanotte e sogno la tua corsa
da nord a sud e ancora a nord
e se dal corno mutano parole
sia terra il mare e s’aprano i vulcani
quelle planimetrie marroni sotto casa
inverdiscano d’ombre e di mulini
s’annerì l’alba e poggi le sue chine
volte a ponente dove s’alza il sole
e nel retrosguardo s'imbianchi
la ginestra fino a sparire
con i suoi sassi attorno
Giriamo coriandoli nell'aere
che le antiche tracce tocchino
il gemito a metà e lascino
ai nuovi passi le vaste maree
delle notti insonni
e alla cenere torniamo alle crepe
dell'ere glaciali, il viaggio
finisce sempre in una chiusa
che non ha senso di esistere
se non sopra a un apostrofo'
venerdì 10 ottobre 2008
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